venerdì 6 luglio 2007

Saggezza.

Un uomo aveva due figli. Il primo era mite, parsimonioso, rispettoso dell’autorità. L’altro iracondo, spendaccione, irriverente.


Un giorno, sentendosi prossimo alla fine e non volendosene andare prima di aver sistemato la questione dell’eredità, chiamò i figli al suo capezzale e disse loro:”Sentendomi prossimo alla fine e non volendomene andare prima di aver sistemato la questione dell’eredità, vi ho chiamati al mio capezzale”.


Il figlio buono, con la consueta mitezza, parsimonia e rispetto dell’autorità, disse:”Padre, hai un gran bel capezzale”.


L’altro si erse in un moto di infinita superbia e disse:”Merda piscia figa e vaffanculo, vecchio scemo”.


Il padre proseguì:” Così dispongo. A uno di voi lascio la casa, i poderi, il bestiame e tutto ciò che posseggo. Scenda la mia benedizione su di lui e la sua discendenza fino alla quarta generazione. Nulla vada all’altro, se non il mio biasimo ”.


Il primo figlio replicò:”Sono certo io il destinatario del tuo lascito, e mio fratello è la carne che maledici”. E l’altro:”SDel tuo sepolcro faccio la mia cloaca, delle tue maledizioni giaciglio per scrofe e, per inciso, merda piscia figa e vaffanculo”; quindi prorose in un osceno rumore foriero di miasmi infernali.


Il figlio buono avvampò di sdegno, si levò in piedi e gridò:”Padre, padre! Sono dunque io il prescelto!”


“Certo che sì. Non gli lascio un cazzo a quello stronzo di tuo fratello”. E morse.


Rocco Tanica

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