venerdì 7 dicembre 2007

Bergamo - Taranto. Solo andata.

Ho casualmente ritrovato il racconto del viaggio a Tarnto che abbiamo fatto con Paolone, Kurio e il Nonno qualche mese fa per il matrimonio di Mirko ed Alessandra,  quando ancora faceva caldo si stava meglio e c'erano ancora le mezza stagioni. Lo pubblico ora, con colpevole ritardo.


Venerdì, giorno della partenza per Taranto, destinazione Matrimonio di Mirko, interno giorno, caldo afoso.


“E così vede avvocato mi son trovato in questa situazione....” ore 12,45, penso : “ma quando smette di palare questo?” Ero ancora in studio contro ogni previsione e soprattutto contro ogni mia volontà! Ore 12.50 squilla il telefono, è la segretaria che mi chiede con quale nome ho archiviato un atto. “Si, si digli che arrivo subito!” la mia risposta lascia perplessa la mia interlocutrice ma in tal modo riesco a divincolarmi dal logorroico cliente. “Bene, allora ci sentiamo tra una decina di giorni, arrivederLa”.


Via! Appena sparito all’orizzonte il cliente mi precipito in strada, a piedi, che la vespa l’ho portata dal dottore per l’ennesimo salasso, e a casa per preparare la valigia. Dai che ho solo un’ora per valigia, doccia e mangiare. Valigia pronta in 10 minuti. Unica certezza quella di aver dimenticato tutte le cose necessarie. Doccia 2 minuti, tanto siamo una macchina di puzzoni! Mangiare, risolve il bar Verdi. Birra niente, devo guidare per 600 km. Bestemmio.


Ore 14,30 parto dal campo base per raccattare il primo avanzo umano :Paolone. Appena partito la prima fitta lancinante alle balle: cazzo, ho dimenticato il cappellino! Va bè, penso, me ne compro uno in autogrill, il pensiero dei capi in vendita in autostrada mi fa fare un’immediata inversione ad U, vado a recuperare il mio. Il ritardo aumenta esponenzialmente, la bestemmia pure!


Preso Paolone si parte per Stezzano dove ci attendono il Nonno e Kurzio. Arrivo al parcheggio indicatomi dal pessimo portiere. Son già lì. Incredibile pensavo di dover aspettare mezzora! Ed infatti interviene in scivolata sui nostri inutili attributi Kurzio, “vado un attimo in casa a prendere la valigia!”. Perfetto, mettiamoci comodi, sposto la macchina all’ombra! Dopo mezzora si palesa l’inutile con valigia, borsa frigo ed un improbabile pallone da pallavolo durissimo con una sinistra scritta a biro su di un lato “Mensa”! Boh!.


Partiamo. Faccio subito il figo “ bè se ci va bene troviamo solo un pò di traffico verso Bologna” venti km prima di Brescia fermi! Immobili! Incidente ci comunica la radio. Merda! Comunico alla radio.


Il Nonno però è di buon umore, tanto non guida lui, e chiede a gran voce il suo cantante preferito: Il Bugo! Le soavi note del menestrello piemontese si spandono per l’aere “ io mi rompoooooo i cogliooooniiiii!!” e via così, il nonno è fecile come un bambino, a me si stringe il cuore vedendo che con così poco si fa felice un anziano, alla traccia n.5 “piede sulla merda” la coda si sblocca, parto come Sato dietro la safety car al grido di “ ed ora una bella tirata fino alle Marche. Le Marche erano il nostro punto intermedio scelto con la casualità di noi decerebrati con la conoscenza geografica di un bambino di 6 anni. Dopo 30 minuti dalla ripartenza, verso Modena, siamo di nuovo fermi ma fermi,fermi. Cerco nei meandri della memoria qualche vecchio termine desueto poco adulatorio da rivolgere verso l’alto. Trovo poco, dannata memoria. L’aria condizionata è l’unica consolazione, il Kurio, siccome è pirla, continua a chiedermi se voglio il cambio alla guida, ben sapendo che, per ragioni burocratiche che non sto a spiegarvi, l’unico autorizzato a guidare la mia macchia sono tristemente io! Ogni volta che pronuncia la sua battutina “ vuoi il cambio??”, immediatamente dopo, l’orrido coi guantoni di stanza in porta, cade in un sonno catatonico, agitato con tanto di russatina.. Lo guardo dallo specchietto retrovisore, rabbrividisco, porcono, tanto una più una meno.


Il viaggio prosegue così fino alle sudate Marche, lo zio TomTom (per qualcuno ton ton) ci porta a destinazione. L’agriturismo, visto il proverbiale immobilismo del nonno maledetto, avevo provveduto a prenotarlo io. La scelta era stata accuratissima: il primo dell’elenco trovato su internet. Chiamo, il simpatico gestore mi risponde entusiasta dicendomi che c’è posto e, già per telefono usa madonne di varia natura e genere come intercalare, mi sta già simpatico. In prossimità dell’arrivo lo chiamo. Mi dice che si farà trovare sul posto e che provvederà, bontà sua, a prenotare per noi i posti nel ristorante di un amico. Sento subito puzza di inculatio peregrina ma ormai son le nove di sera e abbiamo fame. Arriviamo, il posto è carino, abbiamo praticamente un intera casa per noi, sistemiamo i bagagli e il simpatico capo dell’agriturismo ci scorta al ristorante. Parcheggio: tutto pieno tranne il posto per handicappati, il mio Virgilio negli inferi delle Marche mi fa chiaro segno di posteggiare proprio lì la vettura. Penso: o ha visto bene il Kurio e pensa sia diversamente abile (come dargli torto) oppure è il solito pirla che parcheggia alla cazzo!” Bah, io nel parcheggio Handi non la lascio, la lascio invece un bel 300 metri avanti e raggiunto il nobil uomo d’in sull’uscio della taverna lo stesso mi apostrofa con disgusto “ se la lasciavi più avanti finivi al mare”, da par mio commento saggiamente: “ ehhhhhhh”. Entriamo, il nostro accompagnatore fa al suo socio ristoratore: “questi sono amici miei trattali bene, ci siamo capiti?” e si strizzano l’occhio. Nella mia immaginazione ci vedevo già sul tavolo del chirurgo per l’espianto dei pochi organi ancora buoni, fatta eccezione per il Nonno che sarebbe stato direttamente buttato nell’umido. Va bè.


Ci sediamo, e notiamo subito con grande gioia che il ristorante era anche  stato scelto quale sede della magnifica festa di fine scuola elementare dell’orrido paesino! Magno Gaudio. Dopo 15 minuti avevo completamente mutato la mia vetusta opinione su Erode e su suoi metodi, frettolosamente definiti bruti. Arrivano la portate, effettivamente molto buone ed abbondanti, ma ecco stagliarsi all’orizzonte l’eroe della serata. Il Nonno, come ogni buon vecchio che va in vacanza, si era preparato per la serata indossando la maglietta, quella buona: una Lacoste a manica lunga bicolore che, è bene sottolineare, doveva durare per tutta la settimana. Tempo zero una imponente macchia di sugo oleoso faceva bella mostra di sé proprio al centro del cencio indossato dal Nonno casual. Ridda di insulti e prese per il culo, immediata nomina onoris causa a “Gran maestro padellorum, re della smagia, ministro della sfiga”. Mangiamo beviamo, e si fa tardi, domani ci aspettano ancora 500 Km (aspettano me, soprattutto) ma siccome siamo bestie ignoranti, facciamo scattare il piano B. Acquisto di n. 8 bottiglie da 66 di birra al ristorante (che gentilmente ce le fa pagare come 10 magnum di Dom Perignon) e via verso l’agriturismo. Arriviamo e decidiamo di andarcele a bere in una verandina all’esterno vicino alla piscina. Ahhhh, che bo tep. Siamo lì che cazzeggiamo bellamente quando arriva il padrone di casa che, senza chiederci nulla, si accomoda con noi, si beve la nostra birra e snocciola un monologo ininterrotto di un’ora e mezza insultando tutte le categorie del genere umano, partendo con i francesi, che odia particolarmente, per arrivare ai Della Valle, di cui ovviamente è amico fraterno, passando per un gatto che ha la malaugurata idea di avvicinarsi in maniera eccessiva alla sua preziosa piscina di plexiglass. Kurio, da buon infame registra tutto sul cellulare, imperdibile.


Sono le due, l’è ura de ‘nda in lec! Dormita niente male (grazie ai tappi ovviamente, io dormivo con mitraglia Leidi) ed il giorno dopo, pronti via sotto il rebattone.


I miei accompagnatori fanno a turno nel farsi delle grasse dormite mentre io chiedo gentilmente al Signore quanto lunga sia sta Puglia che la fenes piò!


Taranto, finalmente 1.100 Km dopo eccoci alla meta, il Tom Tom ci porta verso l’albergo del quale saggiamente ho impostato l’indirizzo ma non il nome, arrivati in zona non riusciamo a trovarlo, in quanto diversamente abili, allora dico al buon Kurzio :”chiama il Mirko e fatti dire il nome dell’Hotel”, questo nel mentre giravo nel traffico di Taranto schivando macchine e bestemmie in una lingua strana a causa delle manovre poco urbane che stavo effettuando nel tentativo (vano) di restare in zona. Quel pirla del nostro portiere con la seraficità di un bradipo zoppo vecchio e malato, chiama il Mirko ed inizia un dialogo con le pause di Celentano senza arrivare al punto, mi irrito un pelino e lo apostrofo gentilmente “ cazzo chiedigli sto nome! Totò di merda, dio qua dio la”, capisce che forse è il caso di abbreviare l’amabile conversazione nella quale si stava intrattenendo indifferente a tutto il mondo e recupera il nome. Un giro veloce e parcheggiamo. Siamo arrivati. All’arrivo l’unico che mi sento di ringraziare è il Tom Tom Go, gli altri li avrei dimenticati volentieri in autogrill, ma si sa ognuno ha le sue croci.


 


 

2 commenti:

  1. grazie beppe,dovresti andar via più spesso se poi ci regali questo...il nonno mitraglia non è per niente male..per niente proprio!!!!!!!

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  2. Beppe se sei stanco di scrivere e vuoi il cambio...

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