..in culo a tutti i negazionismi e revisionismi..forse il romanzo definitivo sul nazismo..
“Le Benevole” è certamente uno dei romanzi più appassionanti e sconvolgenti che siano mai stati scritti sul nazismo: nelle 900 pagine del racconto la guerra e le sue atrocità sono dispiegate in maniera quasi ossessiva, ma c’è spazio anche per annotazioni filosofiche, analisi linguistiche e antropologiche, dissertazioni musicali. Maximilian non cerca giustificazioni alle proprie azioni;
semplicemente racconta il proprio viaggio al termine della notte, al fondo della disumanità, ponendo al lettore continui dubbi e interrogativi: «Indovino quello che pensate: - scrive nell’introduzione - ecco un uomo veramente cattivo, dite, un essere malvagio, in breve, una carogna che dovrebbe marcire in prigione piuttosto che infliggerci la sua filosofia confusa di fascista pentito a metà... Sulle mie responsabilità morali permettetemi qualche considerazione. I filosofi politici hanno spesso fatto notare che in tempo di guerra il cittadino, il maschio almeno, perde uno dei diritti più elementari, quello di vivere, e questo dalla Rivoluzione francese e l’invenzione della leva di massa. Ma hanno raramente notato che quel cittadino perde contemporaneamente un altro diritto, anch’esso elementare e per lui forse ancora più vitale per l’idea che egli ha di se stesso come essere civilizzato: il diritto di non uccidere... Siamo chiari: non cerco di dire che non sono colpevole di questo o quel fatto. Lo sono, voi non lo siete, va bene così. Ma tuttavia dovreste potervi dire che ciò che io ho fatto l’avreste fatto anche voi. Forse con meno zelo, ma forse anche con meno disperazione».
Un romanzo unico perché, per la prima volta, uno scrittore sceglie il punto di vista dei carnefici e s'interroga sulla complessa personalità di uno di loro, miscelando realismo, violenza ed erotismo per descrivere i più efferati crimini del secolo scorso.
Maximilian Aue dirige una fabbrica di merletti nel Nord della Francia, la guerra è ormai lontana. È nato in Alsazia da madre francese: parla cosi bene la lingua materna che non ha avuto difficoltà a nascondere, durante il caos del dopoguerra, il suo passato da ufficiale delle SS. Racconta la sua storia senza alcun rimorso. Infanzia in Francia, studi dì diritto e di economia politica in Germania: il giovane Maximilian è intelligente, colto, omosessuale (in lui l'omosessualità sì lega all'incesto, all'amore morboso per la sorella). Sorpreso in un luogo compromettente, viene salvato da un giovane SS che lo prende sotto la sua protezione: Max entra nelle SS anche perché è affascinato dall'ideologia nazista. Dopo essere stato a Parigi, passa sul fronte orientale: in qualità di ufficiale redige rapporti per i vertici del Reich sull'avanzate della campagna di Russia. Ferito alla testa a Stalingrado, sì salva per miracolo e diventa un eroe nazionale. In seguito lavora a stretto contatto con Himmler per riorganizzare i campi di concentramento, e viene spedito a cercare in Ungheria manodopera per le industrie belliche. A Berlino, sotto le bombe, si dedica alla scherma e al nuoto; assiste ai concerti diretti da Karajan e Furtwàngler; ha una sterile storia sentimentale con una donna. Dopo un tentativo di fuga in Pomerania, ritorna nella capitale e vive il crepuscolo del nazismo.
Nessun commento:
Posta un commento